Ogni volta quando ci salutiamo a me capita di provare sempre questa stessa identica cosa, un dolce incubo che annuncia questo sapore d'assenza. Ci diciamo -Ciao..., a presto...- E tu, tu sparisci! Cosí come sei arrivata ora non ci sei piú. Svanisci come la fa un fantasma, un racconto, come se ne va un sogno che fugge dalla veglia. E questo finale non mi abbandona piú, rimane sulle mie labbra fincché non ci incontriamo ancora, fincché non mi si chiudono ancora gli occhi, dal sonno, dalla stanchezza, dalla mancanza; fincché le parole non ricominciano con le carezze.
Sei arrivata a me giá sempre andando via, giá sempre in fuga... sei partita.
Io non voglio trattenerte, non voglio essere trattenuto, ma quanto é assurdo farmi accompagnare dalla tua assenza, e tuttavia non ci riesco ad evitarlo ed ogni volta sento che questo saluto sará sicuramente l'ultimo. Il racconto e il sogno non tornerano piú. Eh si... forse proprio per questo mi agrappo cosí disperatamente a questo sapore d'assenza, ammarezza che mi consola, al meno un po'.
1 commento:
Hola Vicens. Hace un buen que no sé de tì, desde aquella vez en Filos. El blog del Ernesto me mandó para acá, gracias por ese poema de Girondo. Te estaré visitando.
Natalia (la hija de Eloisa)
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